Recensione - Bunker Diary di Kevin Brooks

— feeling sick
Bunker Diary - Kevin Brooks

Era da tantissimo tempo che avevo in "lettura" questo libro, dopo averlo comprato cartaceo e iniziato una volta, circa un annetto fa e lasciato in sospeso dopo alcune pagine ho deciso di ritentare, volevo a tutti i costi finire la lettura e poter mettere la parola fine una volta per tutto eliminandolo finalmente dalla mia infinita TBR che si allunga ahimè ogni minuto. E ora posso finalmente relegarlo in un angolo della mia libreria per non leggerlo probabilmente mai più in tutta la mia vita. Detta così sembra che questo libro sia il male, peggio di qualunque libro trash o orrendo che esiste al mondo ma la verità è che in questo volume non c'è proprio nulla che non va e anzi, ha meritato di sicuro la vittoria della Carnegie Medal in quanto è veramente molto bello, curato e ben scritto e allora, perchè tutti questi drammi e le mie appena 2 stelline? Molto semplicemente perchè questo volume mi ha fatto sentire male, mi ha creato un'angoscia tale da togliermi il respiro. Bunker Diary è uno dei libri più angoscianti e pesanti che abbia mai letto in tutta la mia (breve) vita. Tutta la storia ruota attorno al rapimento del sedicenne Linus e di altre 5 persone tra cui una bambina. Queste personaggi molto diversi tra di loro per ceto sociale, età e orientamento sessuale sono stati rapiti e rinchiusi in un bunker, non si sa da chi e per quale motivo. Per tutto il corso della lettura non verremo mai a sapere cosa abbia spinto questo folle (o folli?), uomo o donna che sia a rapire queste persone e soprattutto cosa voglia ottenere dalla loro detenzione, possiamo semplicemente leggere le parole scritte da Linus, una sorta di diario del carcerato che non fa altro che aumentare il senso di malessere e inquietudine. L'abilità di Kevin Brooks di descrivere questo ambiente, questo bunker claustrofobico e la disperazione dei personaggi mi ha shockata, più volte sono stata tentata di interrompere la lettura ma la curiosità ha preso il sopravvento, avevo bisogno di scoprire altro, sapere il perchè, cosa sarebbe successo a Linus e ai suoi compagni di sventura e più leggevo e più stavo male, più mi sentivo triste e disperata, una persona senza speranza e prigioniera. A fine lettura mi sono ritrovata sconvolta e distrutta, quasi come se fossi stata io stessa protagonista del romanzo e avessi vissuto in prima persona certi eventi traumatici. Per questo motivo non ho potuto dare più di due stelline nonostante il volume mi rendo conto ne valga 5 piene. Ho voluto dare un voto così basso probabilmente per il mio modo di essere e si rapportarmi con i libri, anche quando mi lancio nella lettura di autori come Stephen King, che fanno del brivido e dell'horror il loro mestiere mi sento appagata, per quanto un libro possa essere pesante non provo mai un vero e proprio malessere, ho letto libri di Stephen King come la lunga marcia in cui mi sono sentita coinvolta e sconvolta per la vicenda ma mai così... non mi sono mai distaccata così tanto da un libro, di solito amo provare emozioni e sensazioni belle o brutte che siano essendo per me queste una delle cose fondamentali in quanto i libri devono essere vissuti e devono provocarci emozioni ma in questo caso... proprio non ce l'ho fatta. Non so perchè... probabilmente questa scelta di violenza psicologica gratuita, questa decisione di non farci scoprire nulla, noi per tutto il libro non sappiamo nulla del rapitore, se è solo una persona che agisce o meno, non capiamo cosa lo abbia spinto, cosa potrebbe averlo portato a fare una cosa tanto estrema e crudele e forse è proprio questo il punto, il non poter scavare oltre nella vicenda ed essere come i protagonisti ignari di tutto. Siamo abituati a sentir parlare di violenza ogni giorno eppure abbiamo sempre (o quasi) un killer, uomo o donna che sia, da analizzare, guardare e comprendere o cercare di farlo, possiamo sapere chi è, dove viveva e perchè ha fatto quello che ha fatto e almeno comprendere le sue motivazioni o la sua follia in questo libro tutto questo ci viene negato, potrebbe essere un pazzo che si è alzato una mattina decidendo di torturare persone a caso o è una persona magari vittima della società, forse ridotta in miseria o forse un riccone sadico, magari un uomo colto, il classico bravo vicino che aiuta le vecchiette ad attraversare la strada... insomma non sappiamo nulla! Potrebbe essere chiunque e questa cosa insieme alla scelta orrenda e disumana di aggiungere tra i protagonisti una bambina di appena 9 anni mi ha fatto scadere completamente tutta la lettura rendendomela indigesta. Dubito lo rileggerò mai e francamente non so neanche se sarò in grado di leggere altro di questo autore, mi sento però di non sconsigliarvelo. Nonostante non mi sia evidentemente piaciuto e mi abbia reso ancora più triste e depressa di quando ho avuto l'idea brillante di iniziarlo ve lo consiglio, se siete amanti di questo genere e cercate qualcosa di claustrofobico, qualcosa che vi tolga quasi il respiro Bunker Diary è il libro che fa per voi e difficilmente lo dimenticherete in caso contrario, passate pure senza problemi, risparmiatevi la lettura se siete impressionabili!